Vi infiammate subito per una passione, che poi abbandonate facilmente per un’altra? Avete molti interessi ma la gente intorno a voi vi fa sentire di essere inconcludenti? Siete tra quelli che hanno paura di non trovare la propria strada nella vita? Questo post fa per voi!
Le suggestioni del Travel Coaching: la meta adatta a noi
Qualche mese fa ho organizzato una serata di Travel Coaching a Milano, sul tema “Qual è la città che ti rappresenta in questo momento di vita”? Secondo la mia filosofia di viaggio, ogni città ha, infatti, un suo “mood”, che è soggettivo e specifico per ciascuno di noi. Ogni città, inoltre, può essere la destinazione più o meno adatta a noi, a seconda del momento di vita che stiamo vivendo.
Durante la serata, io e la mia collega, abbiamo riempito un tavolo di immagini di diverse località del mondo: piccoli scorci, dettagli, atmosfere, strade, non certo i monumenti più riconoscibili e famosi. Abbiamo poi chiesto a ognuno dei partecipanti di prendere l’immagine che in quel momento li attirava di più, senza motivazioni o razionalizzazioni.
Mi ha colpito che, senza saperlo, tutte le persone che hanno poi raccontato di non riuscire a trovare la propria strada nella vita e di sentirsi sempre “incompleti” e inconcludenti”, perché mossi da tante e variegate passioni, presto abbandonate in favore di qualche nuovo hobbies, avessero scelto immagini provenienti dalla stessa identica città (che non spoilero adesso, ma che trovate in fondo, tra “I consigli della Travel Coach”).
Quindi davvero una città può avere una sua “atmosfera” ed essere affine alle emozioni che stiamo vivendo al punto, magari, da essere una guida o da guarirci dalle nostre inquietudini quotidiane, se la visitiamo con uno spirito diverso da quello del turista classico?

Trovare la propria strada nella vita: la strada deve essere per forza rettilinea e senza curve?
Mi sento anche io coinvolta personalmente in questo discorso, perché anche io ci sono passata, con i miei momenti di crisi in cui ho pensato: “il mio percorso di carriera è già delineato e non posso più tornare indietro”.
Cosa significa però “tornare indietro”? Come si usa nel counseling e nel coaching, vi faccio domande (più che dare risposte). Domande però che, spero, possono stimolare riflessioni e l’assunzione di un nuovo punto di vista.
Chi lo dice che il percorso di tutti debba essere quello “classico”: studi – lavoro collegato agli studi – avanzamenti di carriera in quel settore?
Ci possono essere percorsi tortuosi, percorsi con cambi repentini di settore o addirittura con due strade che corrono in parallelo, una magari più tradizionale e una più vicino alle proprie passioni che ci si cerca di far decollare.
L’importante è trarre soddisfazione e gratificazione dalle proprie attività, per non perdere l’entusiasmo di svegliarsi ogni mattina e di mettersi al lavoro. Dobbiamo/vogliamo passare un terzo della nostra giornata al lavoro, cerchiamo di fare di questo tempo “qualcosa di bello”.
Lo stesso vale per le passioni. Mi ha molto colpito la considerazione di un partecipante alla serata di Travel Coaching che ha detto: “so suonare discretamente la chitarra, so dipingere, ma passo da una passione all’altra, senza sfondare e senza perfezionarmi in nessuna”. Perché sentiamo il bisogno di “perfezionarci”? Da dove ci arriva quest’idea che, anche nelle passioni, ci debba essere un percorso verticale, che ci porta da essere allievi di base a esperti? Perché non si può spaziare da un’arte all’altra e mettere a frutto la creatività che abbiamo sperimentato nella musica, anche, ad esempio, in un altro campo?
Questo vale ancora di più negli ambiti che reputiamo degli hobbies: perché non riusciamo a goderci la nostra passione nel qui e ora e, se poi l’abbandoniamo per un’altra, ci sembra di averla tradita, di non aver in mano niente e ci sentiamo inconcludenti?
Aver imparato qualcosa di nuovo, e poi essere passati ad altro, significa “non aver costruito nulla”?
Le domande sopra servono, quindi, a gettare la nostra consapevolezza su quanto forse certe inquietudini derivino da false credenze o condizionamenti di una società in cui l’affermazione di sé passa dalla competizione e dal primeggiare in ogni campo.

Voglio tutto: non sapere cosa scegliere
Questo senso di incostanza, questa incapacità di scegliere tra più strade e interessi, può essere anche legato:
– all’incapacità di riconoscere cosa davvero ci fa felice: questo è tipico di chi è poco connesso con i suoi bisogni e le sue emozioni e vive costruendosi un’immagine di sé “riflessa” negli altri (cosa pensano gli altri di me?) piuttosto che autentica
– al perfezionismo, che ci spinge alla ricerca della passione e dell’attività perfetta”, quella che racchiude tutte le altre, e che ci rende incapaci di darci delle priorità
– alla paura del fallimento: non decidere ci fa stare in empasse e ci preclude comunque dall’investire tutto su una strada, con il rischio di scoprire che non si è poi “così bravi”
Una nuova chiave di lettura: e se fossi un multipotenziale?
A me ha molto aiutato capire che non ero l’unica a sentirmi così: è stata un’illuminazione leggere il libro “Diventa chi sei” di Emilie Wapnick, che ha messo nero su bianco le mie sensazioni, dando quindi un ordine e un senso al garbuglio che mi sembrava di aver in mente.
Vi ricordate Leonardo da Vinci? Quello che spaziava dalla tecnica, all’architettura, alla scienza e alla pittura? Ebbene lui è l’emblema dei multipotenziali, colui cioè che ha mille interessi e che non vuole e non può specializzarsi in nessuno di questi.
Tornando alla considerazione del ragazzo alla serata di Travel Coachig, ho capito che l’assunto che molti di noi hanno è: “Fare più cose significa essere mediocre in tutte”… chi ci dice però che dobbiamo essere “il primo” in qualcosa per avere valore? Non saremo il Jimi Hendrix della chitarra ad esempio.. ma Jimi Hendrix faceva solo quello… non dipingeva, non scolpiva, non aveva interessi da antropologo.
Cominciamo a riappropriarci della ricchezza del nostro ampio bagaglio e assumiamo una prospettiva orizzontale (“ma quante cose so fare?”) invece che verticale (“ho raggiunto il vertice di questa disciplina”)
“Qualunque decisione tu abbia preso per il tuo futuro, sei autorizzato, e direi incoraggiato, a sottoporla ad un continuo esame, pronto a cambiarla, se non risponde più ai tuoi desideri”

Il consiglio della Travel Coach
La città dei multipotenziali e degli inquieti: Atene
Tutti i ragazzi che, senza conoscersi, hanno espresso queste medesime sensazioni ed emozioni hanno scelto una foto che rispecchiava uno scorcio di Atene (alcune di queste immagini sono quelle che trovate riproposte in questo post).
Se ci riflettiamo un po’ su, Atene, con la sua storia e la sua cultura, è la culla dei multipotenziali.
Città un tempo avida di sapere e di affermarsi nel mondo. La città di Aristotele, che è stato sicuramente un multipotenziale. La città della Filosofia e dell’inquietudine di chi affronta la vita facendosi (forse) troppe domande .
Oggi Atene è una città “in potenza”, con la sindrome, forse, del “avrebbe potuto essere ancora una grande città ma…”. E’ insomma la città delle grandi aspettative, che non sempre riesce a soddisfare.
Nello stesso tempo, però, con la voglia di evadere, che si vede nei suoi mille tavolini all’aperto e di riemergere, come nel nuovo spazio progettato da Renzo Piano.
Una città che è variegata e “multi” in tutto, dove i resti dell’arte classica si affiancano a una delle street art più ricche d’Europa.
Se volete scoprire Atene per verificare con mano il mood e l’atmosfera di cui vi ho raccontato, qui trovate informazioni sui quartieri migliori dove dormire ad Atene.
Quando si dice essere nel posto giusto al momento giusto. Questo post è quello di cui avevo bisogno, soprattutto in questo periodo.
Interessante Atene..non l’ho mai presa in considerazione ma dato che pare essere giusta per chi è multi come me la segno e spero di andarci quanto prima
Anche tu nel club? Il post l’ho scritto perché ovviamente anche io mi ritrovo in pieno nell’etichetta dei multipotenziali. In quanto ad Atene, per me è stata una sorpresa: è davvero una città piena di vita e con un interessante contrasto tra antico e moderno.
Mi ritrovo molto in questo scritto e ritengo anche io di essere una multipotenziale (oltre che una counselor :)). Sto diventando meno perfezionista, per cui accetto di più persino la mia testa tra le nuvole e il mio vagabondare da una cosa all’altra, da un pensiero all’altro. Ma hai ragione: spesso succede perché non vogliamo capire cosa ci rende davvero felici.
Ciao Roberta… quante cose abbiamo in comune!!! 🙂
È stato illuminante leggere questo post… mi sono sempre sentita “diversa” e “incompresa” per questo… ma dopo questo post mi sento meno sola e più felice
Ciao Elisa, grazie per il messaggio. Mi fa piacere se il posto ha contribuito a farti un pochino più felice. E’ stata proprio la medesima sensazione che ho avuto io quando ho scoperto cosa significava “multi-potenzialità”.
Non sei sola 😉
Nell’ultimo periodo ho preso consapevolezza di essere multipotenziale e sto cercando di trarre il meglio di questo status. Mi ritrovo in ogni singola parola, c’è stato un periodo in cui avrei voluto brillare in tutto quello che facevo, ora mi inorgoglisce il fatto di avere tante passioni e interessi.
Ti capisco, anche se nel mondo lavorativo attuale non è ancora premiato, a mio parere, la complessità di interessi. Si punta ancora molto sulla iperspecializzazione, con il rischio di perdere però la capacità di avere una visione globale delle questioni e dei compiti.