La resilienza è una parola che negli ultimi tempi va molto di moda.
Ma cosa è esattamente? E, soprattutto a cosa serve? Come può contribuire al nostro benessere? E perché suggerisco di andare a Sarajevo per trovarla?
Il termine in origine viene dal campo della Fisica: è la qualità di alcuni metalli di riadattarsi e di ritornare alla forma originaria, dopo aver subito una pressione.
Per spiegarne il significato nel campo della vita quotidiana, mi piace la definizione di Pietro Trabucchi
«Quando la vita rovescia la nostra barca, alcuni affogano, altri lottano strenuamente per risalirvi sopra. Gli antichi connotavano il gesto di tentare di risalire sulle imbarcazioni rovesciate con il verbo resalio. Forse il nome della qualità di chi non perde mai la speranza e continua a lottare contro le avversità, la resilienza, deriva da qui.»
La resilienza, quindi, è fatta di due componenti:
- La resistenza alle avversità della vita
- L’elasticità nei confronti del cambiamento
E spesso è proprio la seconda componente a essere quella più importante. Se un metallo è troppo resistente, infatti, finisce per rompersi. Se è elastico, troverà la sua nuova modalità di essere e adatterà le sue caratteristiche alla situazione.
Il consiglio della Travel Coach
Avete bisogno di resilienza? Il consiglio è di andare a Sarajevo per trovarla.
Sarajevo è stata sottoposta a un pesante assedio durato 4 anni, che l’ha isolata da viveri e rifornimenti, durante la Guerra dei Balcani. Assedio ancora più difficile, se si considera che è stato “fratricida”
Parlando con le guide turistiche, infatti, vengono fuori i particolari: spesso combattevi contro il tuo vicino di casa o il tuo collega di lavoro, se tu eri Bosniaco e lui era Serbo.
Una situazione incredibile in una città che, prima della Guerra, aveva un numero altissimo di matrimoni misti ed era considerata un esempio di integrazione tra culture e religioni differenti.
Sarajevo oggi per me è stato un esempio, formativo, di dignità, di come si possa “cadere” dalla barca e poi risalirvi.
E’ un viaggio sicuramente per molti versi triste, profondo e riflessivo (la visita al Museo Memoriale di Srebenica è toccante). A fianco dei brutti palazzi di influenza sovietica, ancora pieni dei colpi di mortaio, c’è però una città viva e vivace. Il centro pullula di piccoli caffè e i giovani si riversano nei locali della via principale dello shopping, la Ferhadija.
La città non ha abbandonato la sua capacità di accogliere e lo fa con un’accoglienza allo stesso tempo “resistente” e “plastica”. Non è l’accoglienza “caciarona” della Spagna o di alcuni Paesi Arabi. E’ un’accoglienza che non è immediata, che si rivela nei piccoli gesti, negli sguardi limpidi e nelle poche parole dei negozianti della Bascarsija (il centro storico), ma per molti versi è un’accoglienza più autentica.
Andare a Sarajevo, consigli pratici
Quando andare a Sarajevo?
Climaticamente il periodo migliore per visitare la città è la primavera – estate.
Di inverno infatti la temperatura è fredda (Sarajevo è a 500 metri di altezza e qui ci hanno fatto anche le Olimpiadi invernali). Detto questo, vedere Sarajevo con la neve è un’immagine di una poesia unica.
Documenti per andare a Sarajevo.
Si può entrare nel Paese anche con carta d’identità valida per l’espatrio.
Come arrivare a Sarajevo?
Non ci sono voli diretti dall’Italia. E’ necessario volare ad esempio con Austrian Airlines o Air Serbia e fare scalo, rispettivamente a Vienna e a Belgrado.
Un libro
Maschere per un massacro di Paolo Rumiz, che racconta bene l’origine e le dinamiche dietro la Guerra dei Balcani
Una canzone
Miss Sarajevo degli U2
Un piatto
Il burek: una specie di focaccia farcita di carne (ma ce ne sono molte varianti con altri ingredienti, come ad esempio la Sirnica, con morbido formaggio). Da provare quello del forno che si affaccia proprio sulla piazza della Fontana.
Quanto costa andare a Sarajevo?
Poco (a parte il volo). Il costo della vita è basso. Lo stipendio mensile si aggira intorno ai 500 euro.
Si può mangiare uno spuntino con un paio di euro e cenare in un self service con 5 euro.
Un’esperienza da fare
Vedere Sarajevo dall’alto, dalla Fortezza Bianca (Bjela Tabija)
Per altre informazioni su Sarajevo Oggi seguite il link.
Un ottimo blog su Sarajevo è anche Ritagli di Viaggio, la cui autrice, Simonetta, è una grande amante e conoscitrice di Balcani
Altri consigli sulla Resilienza?
Chiudo il mio post con una nota positiva: la resilienza (che andiate o meno a Sarajevo) si può allenare. Vi sono infatti degli elementi che possono aiutare la Resilienza:
- La rete sociale
- Il desiderio di apprendere
- L’ottimismo
- L’apertura nei confronti del futuro
- L’internal locus of control (il ritenersi protagonisti e attivi nella vita)
Lavorando su questi elementi, si rafforza anche la propria capacità di “risalire sulla barca della vita”.