L’Isola di Pasqua nella mia mente aveva l’immagine del sogno: un posto sfumato, lontano, quasi neanche identificabile sul Mappamondo. D’altronde l’Isola di Pasqua, o Rapa Nui secondo la lingua locale, è la terra sul Pianeta più lontana da altre terre: oltre 2.000 km di “vuoto” tutto intorno, più di 3.000 se si cerca la terraferma.
Ecco la mia esperienza.
3 giorni sull’Isola di Pasqua: il racconto day by day
Sono approdata sull’Isola in pieno Agosto. Dal momento che l’Isola è però a Sud dell’Equatore, il nostro Agosto corrisponde al loro inverno.
Rapa nui mi accoglie comunque con un clima perfetto, dopo l’acqua di Santiago del Cile.
Al di fuori dell’aeroporto una cinquantina di proprietari di lodge e alberghi attendono i turisti con le collane di fiori di rito.
I turisti sbarcano qui ogni giorno da Santiago sulla rotta verso la Polinesia e Tahiti (o viceversa): il volo dura oltre 5 ore, praticamente come andare in un altro Continente (e un po’ lo è, visto che geograficamente l’Isola di Pasqua è praticamente in Polinesia e, quindi, in Oceania).
Con una Jeep arriviamo alle nostre Cabanas Mana Nui vista Oceano (e cimitero).
Oggi è giornata di relax e di scoperta dell’isola.
Non abbiamo mangiato e quindi ci dirigiamo in un localino all’aperto vicino al nostro lodge: il Miro che con soli 6.000 pesos (circa 7/8 euro) offre il “Pescado del Dia”, il pesce del giorno. Entriamo quindi nel “mood” dell’Isola, con musica in sottofondo che è un mix tra le danze hawaiane e il reggae.
In effetti moltissimo mi sta richiamando l’atmosfera di alcune isole delle Hawaii. Il nome del ristorante stesso, Miro, significa in lingua locale “legno”/”tavola” con riferimento alla tavola da surf, tanto cara anche agli isolani nordamericani.
Ci racconteranno poi che la popolazione dell’Isola di Pasqua ha moltissimo in comune con i “cugini” delle isole Marchesi, di Tonga e con i Maori. La lingua è simile e riescono a capirsi l’un l’altro.
Dopo esserci sfamati (Roberto, mio marito, non può saltare il pasto!) facciamo un giro verso il porticciolo dei pescatori. Non resistiamo a buttarci nelle acque della caletta lì vicino, nonostante la temperatura sia “da primavera inoltrata” e non certo tropicale. Il motivo di tanto entusiasmo è che abbiamo visto una tartaruga quasi a riva e la voglia di nuotare con lei è troppo forte.
Dopo l’incontro marino, è la volta dell’incontro con la popolazione e con il centro principale dell’Isola: Hanga Roa. Per molti versi è una cittadina occidentale, con negozietti, bar, locali di Sushi, caffè e tantissime agenzie! (nonché centri Tattoo.. qui i tatuaggi tribali sono molto diffusi e poco ci è mancato che non tornassi anche io con il mio primo tatuaggio… sono stata dissuasa dal marito che mi ha convinto con un: “non hai più l’età”… sigh!).
Particolare è la chiesa del paese, dalle decorazioni di corallo.
Ci accingiamo a vedere il tramonto al complesso sul mare di Ahu Tahai. Questo sito è composto da 5 Mohai, le famose costruzioni a “testoni” dell’Isola, e ha una posizione di drammatica bellezza proprio sul mare. Tutti ci vanno al tramonto per strappare una foto al sole che scende proprio dietro ai Mohai, inondandoli di luce rossastra.
Si è concentrata tantissima gente ad assistere al rito del tramonto in questo luogo. C’è un’atmosfera quasi surreale: turisti che vagano sul declivio erboso vicino ai “5 giganti” o che siedono sull’erba, in silenzio, a godersi lo spettacolo della natura.
Potete leggere il post successivo, per le altre due giornate sull’Isola e per scoprire cosa vedere a Rapa Nui, tra vulcani e siti archeologi.
L’Isola di Pasqua è sempre stata il mio sogno di viaggio…. E il vostro qual è al momento?
Mi piacerebbe leggerlo nei commenti qui sotto.
Se l’Isola di Pasqua è anche il vostro “sogno”, condividete il post con gli amici!
Sabrina Buongiovanni
Bellissimo… grazie!
Valeinviaggio
grazie Sabrina