Tra le attività meno conosciute da fare durante un tour in Giordania, non si può tralasciare l’esplorazione dei suoi canyon. Tutti conoscono il famoso Siq, la via stretta in mezzo alla pareti di roccia che porta al Tesoro di Petra.
Meno nota è, invece, una delle attività più emozionanti che ho fatto durante il mio viaggio in Giordania: il canyoning nella Riserva della Biosfera del Wadi Mujib.
Che cos’è il Canyoning?
Partiamo dalle basi! Per Canyoning, che in lingua italiana si definisce torrentismo, si intende un’attività sportiva che prevede la risalita di fiume o torrenti, di solito in montagna.
La risalita avviene a piedi, con il solo ausilio di corde a cui aggrapparsi nei punti in cui vi sono delle cascatelle da risalire o dove la corrente è troppo forte. Dovete quindi essere pronti (e non ingenui come me)a sapere che, a seconda dei periodi dell’anno e della portata del fiume, si passa da punti in cui si cammina in poche dita d’acqua a punti in cui bisogna immergersi!
Wadi Mujib, il Grand Canyon giordano a un passo dal Mar Morto
Il Wadi Mujib è una profonda gola scavata anticamente da un fiume. La parola Wadi infatti indica il letto asciutto di un corso d’acqua. L’intero canyon è lungo ben 70 km e fa parte della Riserva della Biosfera del Wadi Mujib, una zona protetta in cui sono racchiusi diversi habitat naturali, dal momento che comprende zone montuose e zone invece poste sotto il livello del mare.
L’ultimo tratto e la sua foce nel Mar Morto sono caratterizzati da un accentuato restringimento e dalle forme sinuose delle pareti ocra. Questa parte è diventato il luogo perfetto per un’esperienza adrenalinica a stretto contatto con la natura e con un paesaggio di accecante bellezza.
L’entrata si trova presso il centro visitatori vicino al Mujib Bridge, a pochi passi dai principali resort del Mar Morto.
Il Siq Trail: un percorso emozionante e fattibile per chiunque?
Non essendo una grande sportiva ho optato per il Siq Trail, un percorso di circa 2 km tra rocce e acqua, che parte dal ponte e arriva fino a una bella cascata che sgorga tra le strette pareti.
L’intero percorso dura circa 2 ore. L’andata e il ritorno sono previste attraverso la stessa via, è quindi anche possibile tronare indietro in qualsiasi momento, se la difficoltà dovesse essere troppo elevata.
Un requisito fondamentale è avere un minimo di dimestichezza con l’acqua, perché in alcuni punti si è a mollo. Tutti i partecipanti sono comunque dotati di giubbino di salvataggio.
Si inizia con una prima passeggiata nel fiume, che in realtà ti porta solo a bagnarti un po’ le scarpe. L’acqua poi sale e ci si trova a camminare prima con l’acqua ai polpacci e poi direttamente in vita. Il percorso di andata è contro corrente, quindi il percorso richiede un po’di sforzo fisico. Sarete poi accompagnati da una miriade di pesci curiosi.
Dopo un po’ alcune cascate interrompono il tragitto. Per superarle è necessario issarsi con delle corde, arrampicandosi sulle rocce che formano la piccola rapida o utilizzando scalini artificiali che sono stati inseriti apposta per aiutare i turisti. Sono due le cascate in particolare che possono creare difficoltà perché bisogna stare attendi a dove si mette i piedi e perché è necessario avere buona forza nelle braccia per aiutarsi a issarsi e ad arrampicarsi sulle rocce. Il percorso si conclude poi con una magnifica e alta cascata che chiude il canyon.
Da qui poi si potrà tornare indietro, questa volta calandosi nelle pozze e magari direttamente usando le rocce come scivoli d’acqua. Questa volta la corrente è amica ed è possibile fare alcuni tratti abbandonandosi a essa, galleggiando nel fiume e ammirando il cielo azzurro che fa capolino sopra di voi, circondato dalle pareti dalle mille sfumature, lavorate nei secoli dall’acqua e dal vento.
La mia esperienza è stata fatta in settembre. A seconda del periodo, l’altezza e la forza dell’acqua potrebbero essere differente.
In estrema sintesi il percorso è quindi tendenzialmente fattibile, ma consiglio vivamente di farsi aiutare da una delle guide presenti nel Parco perché sono un valido supporto nei punti più complicati e possono spingervi o tirarvi per le salite più impegnative. Sanno inoltre esattamente dove farvi mettere i piedi per superare i dislivelli. Da sola penso che non ce l’avrei fatta.
Wadi Mujib: come vestirsi, periodo di apertura e altre info utili
Dal momento che ci si bagna è consigliabile mettere un costume e poi sopra una t-shirt e degli shorts. Molti con me hanno poi acquistato all’ingresso del parco delle scarpette di plastica, simili a quelle che si usano per gli scogli (costo 5 JOD). Io avevo un normale paio di tennis, ben allacciate. Tenete in considerazione però che possono rovinarsi.
Il giubbino viene fornito all’ingresso gratuitamente.
Per quanto riguarda l’attrezzatura fotografica, è indispensabile una borsa impermeabile (vengono noleggiate all’ingresso) o una solida Go Pro.
All’ingresso vi sono bagni e spogliatoi, ma non vi è alcun armadietto.
L’esperienza del Wadi Mujib è fattibile solo nella stagione primaverile ed estiva, quando il fiume non è troppo alto, da aprile a fine ottobre.
Per maggiori informazioni, potete consultare il sito Wild Jordan.
Se stai organizzando la tua partenza, ecco alcune cose utili da sapere per un viaggio in Giordania.
Puoi leggere anche l’eperienza sul Wadi Mujib di Libera di Liberamente Traveller, altra partecipante a questo viaggio organizzate per Travel Blogger Italiane.
La foto di copertina è di Virginia di Travel Gudu.
Il consiglio della Travel Coach
La riscoperta della forza del gruppo
Molte volte mi avete visto scrivere che viaggiare in solitaria è un catalizzatore estremo di autostima e di senso di autoefficacia.
Ci sono alcune attività, per me, che rimangono comunque ostiche e molto lontate dal mio essere abituale; tra queste vi sono quelle legate all’attività fisica, alla forza e alla manualità.
Se viaggiare da soli in luoghi lontani ci consente di spogliarci di qualsiasi etichetta e condizionamento che, invece, nella vita quotidiana ci portiamo dietro a causa della nostra inclusione nei diversi gruppi che costellano la nostra esistenza (colleghi, famiglia, amici…), a volte è invece la connessione con il gruppo che ci dà la forza.
Il caso del mio percorso nel Wadi Mujib ne è un esempio. Come ho già anticipato, da sola o in coppia con il mio abituale compagno di viaggio (leggasi mio marito), probabilmente mi sarei bloccata alla prima cascatella da scalare.
I gruppi, quindi, se hanno determinate caratteristiche, possono diventare un motore. In effetti, riscontro questa forza propulsiva spesso in alcuni dei miei lavori di crescita personale: è attravero il supporto e il confronto con gli altri membri del gruppo, ad esempio, che i partecipanti del percorso di Allenamenti per il futuro, pensato per i ragazzi tra i 18 e i 24 anni che non stanno lavorando nè studiando (etichettati in maniera impersonale con l’acronimo di NEET), scoprono di non essere gli unici bloccati in un’ empasse e cominciano a scambiare esperienze ed emozioni,
Il gruppo diventa una molla secondo diverse dinamiche:
- Confronto/paragone: “se ce l’ha fatta lui/lei, allora posso farcela anche io
- Competizione: “non posso cedere prima degli altri”; non tutti hanno uno spirito competitivo, ma spesso la competizione sana diventa voglia di fare e di fare bene
- Accudimento/supporto: dal gruppo traiamo nutrimento e, metaforicamente (ma non tanto, in relazione al canyoning), il gruppo è quello che ci può spingere in una salita rocciosa difficile o che ci può indicare dove mettere il piede in un percorso particolarmente scivoloso
Non tutti i gruppi sono benefici. Ci sono alcuni gruppi in cui si cristallizzano delle dinamiche particolari e dei “ruoli” fissi, che possono essere tossici. Come ho detto in precedenza, il gruppo deve avere alcune caratteristiche. La più importante sicuramente, come sa bene chiunque abbia partecipato a qualche attività di formazione o di crescita in gruppo, è l‘assenza di giudizio.
Ringrazio quindi il mio gruppo di Travel Blogger per il clima, l’atmofera, il supporto e l’assenza di giudizio che ha saputo creare.
Virginia
Sai Valeria, io non ho mai viaggiato in gruppo prima d’ora e l’idea di farlo, a scatola chiusa, mi spaventava un po’. È stato cruciale per farmi decidere (oltre naturalmente alla possibilità di ammirare Petra senza tanti turisti) proprio la presenza nel tour di questa esperienza a Wadi Mujib. Ed è stata, effettivamente, un’esperienza meravigliosa per me!
Le tue riflessioni sul viaggiare in gruppo le condivido assolutamente, soprattutto con il “senno di poi”. Devo dire che sono state fortunate perché tu e le altre ragazze siete state delle compagne di viaggio splendide.
Valeria
Grazie Virginia, è stato prezioso poterti conoscere un po’ di più.
Libera
Per me è stato davvero un’esperienza rivelatrice . Mi sono messa in gioco e ho superato i miei limiti : più di così ?! Questo viaggio mi ha davvero fatto bene … in tutti i sensi !
Valeria
Esempi concreto di come il viaggio sia uno strumento per fare anche coaching di se stessi!
Chloe
Ho avuto anch’io esattamente la sensazione che il gruppo abbia fatto la differenza nell’arrivare alla fine, almeno per quanto mi riguarda. Probabilmente l’avessi percorso in autonomia mi sarei fermata alla prima cascata. Anche Akram è stato fondamentale. Sapere esattamente dove passare e mettere i piedi mi ha dato molta sicurezza!! E poi l’abbiamo percorso insieme, questo resterà uno dei ricordi più belli
Valeria
Assolutamente, anche io mi sarei bloccata molto molto prima da sola
Cristina
Concordo con te Valeria, il nostro gruppo ha dato un surplus al viaggio.
Ci siamo conosciute fisicamente all’aeroporto la mattina della partenza e l’amore per i viaggi ci ha unito fin da subito e siamo riuscite a realizzare questo viaggio meraviglioso!
Valeria
Sì l’amore per i viaggi è già una garanzia di essere con le persone “giuste”
Alessandra Baldoni
Un perfetto recap di tutto quello che c’è da sapere passo passo per poter affrontare questa esperienza con consapevolezza.
Concordo anche sulle dinamiche serene che si sono instaurate nel nostro caso: non sono abituata a viaggiare in gruppo quindi ero un po’ timorosa prima di partire… e invece oltre a conoscere persone meravigliose questo viaggio mi ha anche regalato la possibilità di superare alcuni dei miei limiti, con esperienze che da sola non solo non avrei mai completato, ma forse neanche contemplato! Quindi non potrei essere più d’accordo anche sulla tua analisi dei benefici della comitiva, quando il clima che si instaura è quello giusto 🙂
Grazie ancora per questa indimenticabile avventura!
Valeria
In effetti non è facile che nasca il gruppo “giusto”, ma in effetti in questo caso non avrei potuto augurarmi di meglio.
Arianna
Guarda continuo a ringraziarti per avere inserito questa avventura nel nostro itinerario in Giordania, è stata una delle esperienze più entusiasmanti della vacanza, siamo delle vere blogger avventura, tienine conto nelle prossime organizzazioni
Valeria
Non pensavo sai… a volte si parte con dei gruppi poco sportivi e avventurosi, invece noi abbiamo davvero una carica in più 🙂