Oggi non sono io l’autrice.
In Giordania non sono (ancora) stata e lascio la parola a Chiara.
Dopo aver raccontato il suo Viaggio in Giordania sulla Strada dei Re e aver illustrato l’importanza storica di alcune località, oggi prosegue con la Giordania e su cosa vedere, tra Mar Morto, deserto e “lei”… la meravigliosa Petra. Chiara viaggia spesso con Avventure nel Mondo.
Oltre alla Storia, l’altro aspetto che mi ha colpito della Giordania è la varietà dei paesaggi: il Mar Morto, la riserva naturale di Dana, Petra e il deserto del Wadi Rum mi hanno permesso di avere moltissimi stimoli visivi differenti.
Cosa vedere in Giordania: il Mar Morto
Ogni anno il Mar Morto, collocato a oltre 400 metri sotto il livello del mare, vede il suo livello calare di quasi un metro per effetto della riduzione del Giordano. Il suo bitume, un tempo, era prezioso quanto le sete indiane, serviva per mummificare le salme e, dall’Egitto, ne venivano ordinati quantitativi enormi.
Le acque e il clima del Mar Morto hanno effetti salutari per molte malattie, i fanghi hanno proprietà snellenti e leviganti, insomma qui si unisce l’utile al dilettevole, così coccolati dalle sue acque, dopo esserne stati completamenti ricoperti, ci si abbandona senza affondare come su di un morbido materasso liquido. Ogni tentativo di nuotare è vano, come il cercare di muoversi abbassando le gambe o le braccia. L’unica posizione naturale è quella sdraiata, immobili al di sopra di una gelatina liquida e torbida che bisogna prestare attenzione a non fare entrare negli occhi, pena un bruciore difficile da dimenticare.
Nel corso dei secoli il Mar Morto infatti è cambiato e di molto, evaporazione e terremoti lo hanno reso 9 volte più salato del mare ed è totalmente inadatto per qualsiasi forma di vita vegetale e animale… ‘Morto’ appunto!
Giordania : cosa vedere – La riserva naturale di Dana
La Riserva della Biosfera di Dana è uno dei gioielli nascosti della Giordania. Il principale luogo di interesse è Dana, incantevole villaggio in pietra del XV secolo arroccato su un precipizio che offre una vista spettacolare sulla vallata sottostante. Abbiamo alloggiato presso la guesthouse locale e la breve passeggiata dopocena nel buio immenso della riserva al chiaro di luna mi ha regalato un senso di tranquillità e pace.
Questa riserva, la più grande della Giordania, è caratterizzata da una conformazione del terreno molto eterogenea ricca di falesie di arenaria e di depressioni. Le scarpate di roccia ospitano un ecosistema sorprendentemente vario e l’insieme rappresenta una magnifica oasi nella quale abbiamo fatto un trekking di circa 3 ore dove abbiamo potuto ammirare una natura incontaminata che le guide locali si sforzano di preservare con amore e dedizione.
E’ stato estremamente piacevole ascoltare le descrizioni accurate della nostra guida che ci mostrava specie naturali, piante, fiori e loro usi (come la colla naturale estratta dalla radice a cipollotto del tulipano), e assaporare del thè in una distesa rocciosa dove era stato approntato un piccolo braciere di legna per l’occasione.
Giodania : cosa vedere – Il fascino di Petra
E finalmente, dopo questo già affascinante percorso, giungiamo a Petra, il tesoro più prezioso della Giordania e capitale dell’impero dei Nabatei. Si trattava di guerrieri nomadi arrivati dalla penisola arabica in cerca di pascoli; scelsero questa inespugnabile fortezza naturale nel Quarto Secolo a.C. quasi totalmente intagliata nell’arenaria.
Nel 1812 un esploratore svizzero di nome Johannes Burckhardt si travestì da arabo e convinse la sua guida beduina a portarlo a quella che era nota come la città perduta. Per arrivare al Tesoro (Al Khazneh) bisogna percorrere il Siq, una gola stretta lunga più di un chilometro resa famosa dal film Indiana Jones e l’Ultima Crociata.
Le pareti sono una tavolozza rocciosa di colori tinti di rosa, ocra o rosso, a seconda dell’inclinazione e dell’intensità del sole. Dopo aver percorso il Siq avvolti da questo vortice di colori mattone, c’è il primo grande colpo di scena che attende il visitatore: in fondo al canyon appare la facciata del palazzo del Tesoro, il monumento icona di Petra.
L’averla vista raffigurata tante volte nulla toglie all’emozione di trovarsela davanti. Nel costruire questo monumento, gli architetti nabatei hanno giocato con l’architettura classica (capitelli corinzi, fregi, figure), e hanno disposto i vari pezzi con sublime casualità. Erano dei viaggiatori, copiavano gli stili del tempo creandone uno nuovo, unico e sorprendente. Ma il Tesoro è solo l’inizio. Petra è piena di affascinanti sorprese: ovunque tombe, tabernacoli, nicchie scavate nella roccia, il Teatro.
Dal centro della città il cammino sale su mulattiere sassose e prosegue tra paesaggi stretti tra canyon e burroni, fino all’ultima sorpresa: il Monastero, scolpito anch’esso, come il Tesoro, nella roccia. Solenne e solitario, con le sue sfumature rosa, domina Petra dall’alto, una vera meraviglia del mondo.
Giordania : cosa vedere – Il deserto del Wadi Rum
A sud di Petra continua il viaggio nella leggenda, con un’altra meraviglia: il Wadi Rum, o ‘Valle della Luna’. Questo è stato il culmine del viaggio, in quanto non pensavo assolutamente che potesse piacermi così tanto trascorrere due giorni in un deserto, che mi ha folgorato con il suo fascino altamente evocativo.
“Vasto, echeggiante, divino”, con queste parole Lawrence d’Arabia descriveva il Wadi Rum, il più esteso e stupefacente deserto della Giordania, con i suoi paesaggi favolosi, senza tempo e incontaminati.
Un dedalo di formazioni rocciose e monolitiche s’innalza in un territorio desertico, i maestosi ammassi di roccia emergono da una mare fatto di infinite distese di sabbia che a seconda della luce cambiano il loro colore in varie sfumature di rosso e di arancio. Wadi Rum è la terra dei beduini, anche se ormai sono rimasti in pochi.
Questo deserto è abitato dall’uomo da millenni, ci sono delle incisioni rupestri che risalgono a oltre 4000 anni fa. Si rimane catturati ad osservare questi petroglifi e viene da domandarsi come sia possibile che queste iscrizioni siano rimaste qui per tutto questo tempo praticamente intoccate mentre il vento e l’erosione cambiavano tutta la geomorfologia del paesaggio intorno.
Gran parte dell’epico film Lawrence d’Arabia, di David Lean, fu girato nel 1962 proprio nel Wadi Rum. In questo luogo, il principe Faisal Bin Hussein e Lawrence insediarono il loro Quartier Generale durante la rivolta araba contro gli Ottomani, durante la Prima Guerra mondiale. Qui unirono le loro truppe per andare alla conquista di Aqaba ultimo avamposto ottomano in Medio Oriente.
All’interno dell’esperienza ciò che ha fatto la differenza è stato sicuramente anche il pernottamento nel campo tendato con la cena, durante la quale abbiamo assaporato l’agnello cotto sotto terra. La sua preparazione avviene in appositi forni sotterranei scavati nella sabbia. Nel forno viene acceso un grande fuoco, la fiamma scalda le pareti di metallo e produce la brace che alimenterà il calore interno. Quando le pareti e la brace sono incandescenti, la fiamma non viene più alimentata, viene calata nel forno una griglia a due piani su cui sono poste le verdure (patate, cipolle, carote) e la carne di pollo e agnello.
Il forno viene chiuso da un coperchio e ricoperto da uno strato di sabbia in modo che mantenga il calore più a lungo possibile. In questo modo la carne cuoce lentamente restando tenera e prende i sapori che spezie e verdure le conferiscono. È una vera scoperta sensoriale per il palato.
Anche dormire nel campo tendato è stata una grande emozione, preceduta da una dopocena ad osservare il cielo stellato con la luna piena e a passare qualche ora in compagnia dei compagni di viaggio e dei beduini sorseggiando thè aromatizzato davanti al falò.
A proposito di Travel Coaching e dei Consigli della “Travel Coach”
(vi confiderò che anche Chiara si sta specializzando per diventare Counselor. Mi piace, quindi, che abbia voluto dare uno spunto di riflessione finale alla descrizione del suo Viaggio in Gordania e che abbia inserito la crescita personale e il cambiamento!!! Il viaggio è sempre stimolo di riflessione su se stessi 🙂
“…il deserto, con la sua voce, parla all’anima delle persone…ma non a tutte: solo a quelle che non smettono di cercare se stessi…’’
Voglio concludere con questa citazione letta in un resoconto di un viaggio perché è un frase nella quale mi riconosco molto, in questa fase della mia vita in cui mi trovo alla costante ricerca di me stessa.
L’accoglienza che ci offre la natura permette di integrare il nostro essere, mostrarci più presenti a noi stessi e creare un vuoto di calma e pace che illumina la mente e riscalda il cuore. Più la natura è vasta e sconfinata, più percepiamo la limitatezza dei nostri confini e ci rendiamo conto dell’importanza di guardare dal basso e non dall’alto e di mantenerci umili. Più siamo capaci di sintonizzarci con gli accordi di questa partitura, più potremo creare in noi stessi una melodia armoniosa che si rifletterà in un gioco amplificato di specchi nella realtà che ci circonda, creando un circolo virtuoso portentoso.