Ancora una volta, ospito con piacere il racconto di Chiara. Dopo l’esperienza in viaggio da sola a Cracovia e Varsavia, ci racconta oggi del suo tour in Perù con Avventure nel Mondo: istantanee di viaggio e aneddoti, per scoprire di più sul Perù e sulla filosofia di viaggio di Avventure nel Mondo. Ecco a voi il racconto
Si parte: volo per Lima con scalo a New York
Un bagaglio smarrito di cui si disconoscono le tracce, la prima cena da Shake Shack intirizziti e fradici sotto la pioggia battente di una New York dallo skyline cupo, una corsa last minute per prendere il volo diretto a Lima, chiavi di lucchetti che si perdono tra le fessure del pavimento del ponte di Brooklyn, anelli che rimangono incastrati in qualche punto del nastro trasportatore…. Ecco i primi ingredienti di un’avventura chiamata Perù.
17 giorni, 17 persone, un numero molto maggiore di immagini e ricordi in un viaggio targato ‘Avventure nel Mondo’ di cui approvo e condivido la formula, che ritengo soddisfare i bisogni di molte persone simili a me.
Parlando solo con il cuore, ripercorro alcuni highlights del viaggio che sono più impressi nei circuiti della mia mente, e che ne rimarranno scolpiti al di là di ogni coordinata spazio-temporale….
Perù e tradizione
Il 20 agosto a Lima è il ‘Dia del Folklor’ e la città è animata da pittoresche processioni religiose che attraversano le principali strade del centro in un’alternanza di colori, musiche e carri che espongono statue della Vergine. Donne e uomini si esibiscono in una danza tradizionale che culmina in Plaza de las Armas, nella quale ballano gli uni di fronte agli altri cedendosi il passo e incalzandosi a vicenda con movimenti dinamici ed eleganti. I sorrisi dipinti sui loro volti e l’energia con cui danzano sono espressione di una cultura basata sul rispetto e la valorizzazione della tradizione, che viene vissuta con gioia e tramandata come una festa sia dai partecipanti che dagli spettatori.
Esperienze multisensoriali di un viaggio in Perù
1) Le Islas Ballestas, chiamate le ‘Galapagos dei poveri’, sono una riserva naturale di 200.000 esemplari di volatili, tra cui i pellicani del Perù, i cormorani guanay e le sule variegate. Rappresentando i produttori ufficiali di guano, che viene utilizzato come principale fertilizzante agricolo, posso confermare che le isole lasciano un ricordo visivo e…. olfattivo di una certa incisione…
2) Il deserto di Huacachina, con le sue multiformi dune di sabbia ondulate, ci regala degli ‘scossoni’ di emozioni con il dune buggy (la corsa tra le dune con la tipica jeep o arenera) e il sand boarding, ovvero il lancio dalla cima di una duna in picchiata sdraiati su una tavola… ed il contatto del corpo sulla sabbia calda offre una sensazione entusiasmante di appagamento. In questo caso anche il gusto è stato coinvolto in parte… nonostante la bocca chiusa la masticazione di un po’ di granelli di sabbia non ha risparmiato nessuno!
3) Le linee di Nazca, impressionanti disegni di animali e figure antropomorfe tracciate su un terreno arido in mezzo al quale scorre la Panamericana (la principale arteria del paese che collega l’Alaska al Cile). Il motore dell’aeroplano dal quale le vediamo ci romba nelle orecchie e ci accompagna per la mezz’ora in aria durante la quale contempliamo la maestria di queste opere dalle origini ancora irrisolte e tuttora avvolte nel mistero.
Aneddoti legati agli Inca
Il Museo Andino ospita una teca refrigerata di una mummia ritrovata negli anni ’90 sulle Ande. Juanita è il nome attribuito a una bambina dodicenne che 500 anni fa fu immolata sulla cima del monte Ampato a 6265 metri. I sacrifici dei bambini da parte degli Inca avevano lo scopo di offrire un tributo per placare l’ira degli dei che pensavano vivessero sulle montagne, e che esprimevano la loro presenza e potenza attraverso le calamità o gli eventi dirompenti della Natura, secondo una concezione religiosa di stampo animista. Le vittime sacrificali si sceglievano fin dalla nascita, erano i bambini più belli e sani che venivano indottrinati per convincersi di essere degli eletti, la cui morte sarebbe servita per ricongiungersi con gli dei. Juanita pensava di entrare in comunione con Hinta, dio del sole, e nella processione fino alla vetta del monte, insieme alla scorta dei suoi esecutori, fu accompagnata anche da monili, accessori e statuette che avrebbero adornato la sua culla funeraria. Arrivata in cima era stanca e infreddolita, vestita con il suo abito da nobile preparato per l’occasione e pronta ad affrontare la morte. Le fecero bere la chicha (la birra di mais) per stordirla, e il segno ritrovato sopra il sopracciglio destro fa presupporre che non morì per assideramento, ma per una frattura al cranio che la lasciò agonizzante per alcuni minuti prima di abbandonare il corpo.
Rimane ancora sorprendente come gli Inca riuscissero a salire ad altezze così elevate con le loro attrezzature, se si pensa che quelle all’avanguardia utilizzate dai nostri scalatori hanno potuto superare non senza difficoltà gli ostacoli dell’ascesa. Gli Inca si possono considerare i primi veri alpinisti, e solo la motivazione religiosa e l’indomita forza di volontà ha consentito loro di oltrepassare la barriera psicologica dell’arrampicata, che ancora oggi i nostri migliori alpinisti non sono riusciti a vincere su alcune nostre montagne.
Il racconto di Chiara e del suo tour in Perù continua con i condor, il trekking e la visita a Machu Picchu
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