Un viaggio in questo Paese è la gioia di chi ha interessi antropologici, proprio per il mosaico di popoli ed etnie in Namibia, di lingue e costumi diversi, che hanno conservato un vario patrimonio culturale.
Scopriamo i principali (questo post non è tutto farina del mio sacco: ringrazio Chiara che mi ha voluto dare il suo contributo).
Gli Himba, il popolo rosso
Gli Himba, sono senza dubbio il gruppo etnico più conosciuto della Namibia, famosi per la tintura rossa che si spalmano sulla pelle e sui capelli – un ottimo repellente per gli insetti e protezione solare.
Le diverse acconciature che ornano i loro capi nascondono significati specifici: le bambine portano due trecce cucite che cadono in avanti sul viso, le ragazze in età fertile usano raccogliere i capelli in una cascata di treccine, le donne sposate fermano una parte di capelli in una crocchia e vi applicano un impasto di ocra e burro.
Anche gli uomini seguono un codice particolare: chi è sposato indossa un copricapo scuro mentre gli scapoli e i bambini si rasano lasciando crescere un unico ciuffo.

L’abbigliamento è un altro tratto distintivo degli Himba: indossano gonne di pelle e lasciano il petto scoperto, ornandolo con monili fatti di cuoio, metallo e conchiglie, materiali con cui realizzano anche bracciali, cavigliere e sandali.
Nonostante popolino alcune regioni del nord-ovest particolarmente inospitali – motivo per cui sono costretti a stringere solide alleanze tribali per garantirsi la sopravvivenza – hanno una vita sociale relativamente ricca e non è raro vederli nei supermercati di alcuni centri urbani o interagire con membri di altre etnie.
Dove vedere gli Himba in Namibia?
Il mio consiglio è di spingersi il più possibile al Nord. Vi sono alcuni villaggi anche più vicini all’Etosha, come l’Himba Orphan Village nel Kamanjab, ma sono davvero poco autentici.
Da Opuwo in su si ha la possibilità di vedere Himba che vivono ancora secondo le tradizioni di una volta. In particolar modo, vale la pena arrivare sino alle Epupa Falls, proprio per fare quest’esperienza.
In merito alla visita ai villaggi, è opportuno andare con un “mediatore”, che sappia le regole implicite e che vi possa tradurre. Cerchiamo di promuovere un turismo sostenibile e rispettoso ed evitiamo di presentarci da soli a gironzolare nei villaggi. Non offriamo inoltre soldi, ma, come appunto suggerito da chi ci ha accompagnato, portiamo dei doni (farina, sale…) al capo famiglia e chiediamo la sua autorizzazione a entrare nel villaggio.
Gli Herero, un salto indietro nel tempo

Gli Herero, si riconoscono per l’abbigliamento, che è stato influenzato dai missionari tedeschi di epoca vittoriana. Durante la guerra del 1904-1907, infatti, i guerrieri rubavano le divise dei soldati occidentali credendo di ricevere così le loro doti da combattenti; ancora oggi gli uomini sono soliti portare capi in stile militare per onorare gli antenati caduti durante il conflitto.
Le donne, invece, indossano ampie gonne lunghe fino ai piedi, supportate da una serie di sottane, e camicie con sbuffi voluminosi all’altezza delle spalle o maniche arricciate ai polsi.
Nonostante le stoffe colorate e fantasiose dei loro abiti, il pezzo più originale è senza dubbio il copricapo, con due punte orizzontali che simulano i corni delle mucche che avrebbero sostenuto la popolazione Herero durante gli scontri con i tedeschi.
Oggi gli Herero sparsi in diverse regioni del paese, ma la maggior concentrazione è nella regione centro-settentrionale della Namibia.
Qui potete trovare maggiori informazioni per un tour in Namibia del Nord.
Chi sta pensando a un viaggio in Namibia, può vedere il pacchetto che ho costruito insieme ad alcuni operatori namibiani partner.
E’ un sogno nel cassetto quello di fotografare queste tribù e di passare del tempo con loro: amo disperatamente e follemente l’Africa e da tanto sto cercando di andare in Namibia. Speriamo di riuscirci presto!
Te lo auguro! Per chi si occupa di fotografia, poter scattare questi ritratti penso sia il top.