La mia amica Chiara è già stata presente più volte su Mente in Viaggio con i suoi racconti di viaggio. Oggi ci propone l’esperienza in un Paese che mi sta particolarmente caro: l’ Iran. Leggetelo perché Chiara è uno spasso a raccontare le sue avventure con una buona dose di autoironia e simpatia.
In Viaggio verso l’Iran: scalo a Istanbul… col “mezzo” morto
Il viaggio verso l’Iran prevede uno scalo a Istanbul, offrendomi un passaggio graduale verso l’ingresso in una civiltà dal sapore mediorientale.
La sosta di 5 ore ci permette di affacciarci fuori dall’aeroporto, in particolare prendiamo un taxi in 6 sfidando la legge per raggiungere Sultanahmet, dove si erge la Moschea Blu e quella di Santa Sofia.
La prima esperienza col velo è un po’ fallimentare, mi manca il bastone e vicino al bazar dei dolci potrei tranquillamente essere scambiata per la befana. Poco male, so che affinerò la tecnica coi giorni a venire.
Dopo una breve passeggiata sul Bosforo l’orologio ci richiama all’ordine e ci avviamo alla ricerca di un taxi. Scartati i più costosi, ne corrompiamo uno che ospiti il gruppo col sesto componente in esubero alla modica cifra di 20 euro. Lo schieramento prevede da sinistra a destra in prima fila: autista, Marco, (1.93 m di uomo), io (1/55 m di bambina, accasciata al finestrino con la lordosi in peggioramento).
Fila dietro: Amelia, Silvia, Tommaso e Angela.
In prossimità dell’aeroporto il taxista allenatore cambia la formazione: c’è il rischio polizia da sventare.
Mi immolo per il gruppo: ‘Tranquilli ragazzi, vado io nel baule’ (memorie di vacanze estive passate…).
Meglio di no, optiamo allora per stendermi a pancia in giù sulle ginocchia dei miei compagni. Tutto perfetto, svettano solo i miei polpacci e le mie scarpe da tennis appoggiati al finestrino, ma il giro col morto procede bene tra le risate scroscianti. Attenzione, alt, la polizia ci ha fermato….e ora? Multa assicurata.. L’auto costeggia in attesa dei controlli. Passano i minuti e si ode un rumore sordo: il baule che si richiude..il taxi riparte indisturbato con i miei piedi svettanti. Grazie al cielo non sono andata nel baule!
Il visto in arrivo in Iran
Arriviamo all’aeroporto di Shiraz alle 2 di notte. Se ci sbrighiamo contiamo di essere in un letto accogliente per le 3.
Alle 3.35 siamo ancora accasciati sulle sedie dell’aeroporto perchè il visto può essere rilasciato solo da un pubblico ufficiale, quello di turno ha avuto un contrattempo e aspettiamo il sostituto. Dopo questa incombenza ancora un ultimo sforzo: rimane da compilare il modulo dei ‘lost&found’ di un bagaglio di Roma non pervenuto. Beh siamo Viaggi Avventure, questi sono contrattempi di mestiere…
Il giorno successivo parte ufficialmente il tour e tutto si sistema alla perfezione.
Perché andare in Iran?
L’Iran mi ha offerto un tesoro di civiltà che potrei riassumere in alcuni aspetti per me significativi:
- ‘Bellezza’ racchiusa in svariate forme di arte: architettura, arti decorative, scultura, artigianati (tappeti, intarsi, vetri, ecc), poesia, canto. Spesso non c’è distinzione tra canto e poesia, la musica é un accompagnamento di poemi, generalmente languidi e malinconici.
- ‘Valori’ per certi versi affini alla nostra cultura occidentale, pur nella salvaguardia della tradizione islamica, governata da regole restrittive: una maggiore apertura mentale e una certa tolleranza, retaggio di alcuni sovrani succedutisi nei vari regni; uno spirito di condivisione, ravvisabile nel concetto di famiglia e dello stare insieme