Nella mia attività di consulenza per le donne che vogliono cominciare a viaggiare da sola, mi imbatto spesso in alcuni schemi ricorrenti. Ci sono alcune paure che “ritornano” e che sento ripetere da diverse donne, anche se hanno tutte storie e vita diversa.
Esploriamole insieme, vediamo di fermarci a riflettere su alcune… e scopriamo alcune domande “potenti” per cercare di scardinare la paura a viaggiare da sola.
1) “E se poi mi annoio?”
Molte donne hanno paura di non sapere come occupare il tempo in viaggio da sole e di avere dei momenti di “vuoto”, soprattutto di sera o durante la cena, in cui potrebbero provare disagio.
Le “powerful questions” sulla Noia:
“Cosa facciamo a casa da sole in una normale domenica di riposo? Cosa ci offre una città da scoprire?”
“Quante volte ci impegniamo in una conversazione futile solo per “riempire il vuoto”? Perché il vuoto va riempito?”
(pensiamo a tutto quello che potremmo fare in viaggio in una città come New York… e a come occupiamo il tempo quando oziamo la domenica pomeriggio a casa… quale immagine associate più facilmente alla noia?… e se la risposta è che a casa alla domenica guardate Netflix… beh sappiate che lo potreste avere anche in una camera di albergo 🙂 )
2) “Mi mancherà non condividere un bel posto/un bel panorama con qualcuno”
Un’altra paura ricorrente è di sentirsi tristi se non si può condividere quello che si è fatto durante la giornata con una persona cara.
Le “powerful questions” sulla Condivisione:
“Immaginati davanti al Grand Canyon, assapora i colori, senti il profumo dell’aria tersa e il calore sulla pelle: quando riesci a “fermarti” e a sentire con più forza queste sensazioni? Quando sei sola o quando sei in gruppo?”
Certo ho fantastici e caldi ricordi di cene passate a ridere e scherzare con gli amici di sempre. Alcune delle migliori cene della mia vita, gastronomicamente e sensorialmente parlando, sono però quelle che ho fatto da sola: le chiacchiere spesso possono mettere in secondo piano il sapore del cibo.
Cambiamo punto di vista e diamo più spazio ai nostri sensi: quando ci capita nella vita “quotidiana”?
3) “A cena da sola mi deprimo”
La cena sole è uno degli spauracchi più temuti.
Le “powerful questions” sul cenare da sole:
“Cosa pensi se vedi una persona al tavolo da solo?” “La noti?”
“Spesso di una persona al tavolo da solo si pensa: poverina/o… non avrà amici…. Ma è proprio sempre così? Ne siamo sicuri? Quanto questo pensiero è imposto dalla cultura/società?”
Cenare, soprattutto per noi Italiani, è un momento gioviale e di condivisione. Teniamo presente che in altre culture spesso le famiglie neanche ritengono fondamentale riunirsi per cenare tutti alla stessa ora. Dietro all’immagine del “poverino” al tavolo da solo, spesso ci sono pensieri automatici e stereotipi.
Siamo sicuri che all’estero, se siamo al tavolo sole, tutti ci guarderanno e ci compatiranno? O forse andranno avanti a fare la loro vita senza degnarci di uno sguardo? Alla fine anche io stessa mi accorgo che, se sono al ristorante, non noto poi così tanto coloro che sono al tavolo da soli.
Di conseguenza, ho imparato che anche io molto probabilmente non sarò al centro dell’attenzione degli altri commensali.
Peraltro chi dice che una persona al tavolo da sola è “uno sfigato che non ha amici?”. Potrebbe avere un milione di amici!
Siamo noi che, per tradizione e cultura, attribuiamo al tavolo solitario lo status di “sfigato!”
Chiediamoci quindi quanto questi pensieri vengano da noi e non dalla cultura in cui viviamo (che spesso ci può condizionare senza che ce ne accorgiamo e diventare così un pensiero autolimitante e che ci sabota nell’uscita dalla nostra zona di comfort).
4) “E se poi mi sento sola?”
Un’altra preoccupazione è quella di vivere attacchi di solitudine, soprattutto a cena o quando si rientra in camera.
Le “powerful questions” sulla solitudine
“Ci sentiamo sempre “in compagnia” e connessi con gli altri per il solo fatto di essere circondati dalla gente?”
Quale giudizio/peso diamo a noi stesse? Quanto valiamo come “compagne” di viaggio di noi stesse?”
Proviamo a pensare a quanto tempo sprechiamo con persone con cui non siamo intimamente connessi o con cui abbiamo poco in comune, solo per “uscire” e stare in compagnia. Forse potremmo imparare a riprenderci quel tempo per “viverlo meglio”?
Imparare a stare bene con se stessi è un passo difficile. E’ anche uno dei primi apprendimenti e una delle cose che ti dà più carica, dopo il primo viaggio da sola: la sensazione di essere il migliore compagno per se stesse.
Quando si sta bene con se stessi non si è mai soli.
5) “E se poi non mi trovo bene?”
Molte donne mi dicono: “Cosa faccio se la città non mi piace e l’ostello fa schifo?”
Le “powerful questions” del “se va tutto male”
“Ammettiamo che vada tutto male, qual è davvero la cosa peggiore che può succedere?”
“Immaginiamo lo scenario peggiore, quale potrebbe essere il piano B?”
Se pensiamo al peggio del peggio, e a come affrontarlo, smontiamo la nostra paura e ci accorgiamo che è più gestibile. D’altronde a pochi problemi non esiste soluzione e, soprattutto quando siamo in Europa, non siamo “obbligate” a restare. Se anche tutto andasse male, nulla ci vieta di prendere un treno e tornare a casa, con al massimo il “contro” di aver buttato il volo di ritorno del biglietto. Non siamo all’estero senza via di uscita e senza possibilità di ritorno!
6) “E se mi succede qualcosa?”
Delle varie paure, questa, a mio avviso, è la più “pratica“ e come tale può avere delle soluzioni “pratiche”.
Le “powerful questions” pratiche
“Ho fatto un’assicurazione?” “Ho indicato un numero di emergenza?”
“Ho messo in atto tutti i comportamenti opportuni per non trovarmi in situazioni pericolose”
e soprattutto “Se mi succede qualcosa in Italia, sono sempre a fianco di qualcuno?”
Diciamoci la verità, i pericoli e i rischi esistono… ovunque…
Detto questo vi è comunque la probabilità che stiamo male anche per strada in Italia, che non ci sia un nostro amico vicino e che veniamo soccorse da un perfetto sconosciuto.
Certo, mi direte, ma in Italia non c’è il problema della lingua! E’ anche vero che, a parte il supporto “morale” ed emotivo, la lingua e il dialogo vi servirà poco nel caso malaugurato di arrivo di un’ambulanza per voi!
Certo (due), mi direte, ma in Italia mi raggiungono subito i miei familiari. Se farete i primi viaggi in Europa, in caso di reale emergenza, qualsiasi persona può raggiungervi nell’arco di massimo 3/6 ore.
L’altra paura riguarda possibili aggressioni/furti ecc. Non ho purtroppo la bacchetta magica, ma una serie di consigli utili e pratici, validi in qualsiasi parte del mondo.
- Scegliete un alloggio in una zona centrale e “vissuta” della città
- Informatevi: leggete, prima di partire, forum e guide sulla destinazione e chiedete al gestore dell’hotel o alla reception dell’ostello informazioni sulle zone sicure e sull’opportunità di girare da sole di notte
- Limitate le vostre passeggiate notturne a zone centrali e affollate. Eventualmente valutate la possibilità di prendere un taxi (che vi farete chiamare dal ristorante o da un locale) per rientrare.
- Fare amici in viaggio è molto bello, ma evitate di incontrare persone che non conoscete bene in zone appartate (no parchi, no spiagge di notte) o in appartamenti. Prendete appuntamento per bere qualcosa in un ristorante o in un locale (e bevete responsabilmente!!)
Quali sono le vostre paure a viaggiare da sole? e quali sono i vostri consigli e trucchi per superarle?
Commenti qui sotto!!
Raffi
Sono una donna abbastanza prudente e cerco di non mettermi in situazioni strane quando viaggio. Il mio unico problema è quello di farmi prendere dalla pigrizia e di non fare tutto quello che ho in programma… Se ho qualcuno con me, invece, sono più brava a rispettare i programmi.
Valeria
interessante punto di vista. In effetti a volte i compagni di viaggio servono anche per “compensarsi” in viaggio, c’è chi programma di più e chi meno.
natascia
Ho fatto un solo viaggio da sola (più qualche week end per lavoro, ma è diverso) e lo ricordo come una delle esperienze più belle e profonde della mia vita. Mai come un viaggio da soli ci mette davanti a noi stessi e ci permette di conoscerci davvero,forse è proprio quello che a tanti fa paura. E’ bellissimo godersi ogni cosa che si vede senzas dover commentare, disperdere attenzioni, contrattare ritmi e programmi. Vorrei tantissimo ripetere l’esperienza!
Valeria
Condivido in pieno: il senso di “focus” su dettagli e sensazioni, senza distrazioni e la possibilità di entrare davvero in contatto con se stessi. Per questo, come Coach, utilizzo anche il viaggio come strumento di crescita personale
annalisa
Ho fatto prevalentemente viaggi in due e ora con la famiglia, ma devo dire che mi stuzzica l’idea di fermarmi in qualche posto senza sentirmi in colpa perchè vedo visi annoiati, prima o poi…
Valeria
Capisco… una pausa tutta per sè, per godere appieno della visita, con i propri tempi 😉