Tra i motivi per un fine settimana a Palermo, vi è sicuramente anche l’esperienza gastronomica che offre. Mangiare a Palermo è un viaggio nel viaggio. Si può affermare, infatti, senza rischio di venire smentiti, che il cibo di strada a Palermo fosse famoso, ancora prima che scoppiasse ovunque la moda dello street food. Anzi, forse lo street food è un’invenzione palermitana!
In questo post, vi porto a esplorare alcuni dei cibi di strada più tipici di Palermo, con alcune indicazioni, che mi sono state date da una guida locale, su dove mangiarli.
Panino con la Meusa (Milza): contro ogni mia attesa
Il Panino con la Meusa (la Milza) è forse uno dei piatti più noti. Complice anche una puntata del programma TV dello Chef Rubio dedicata a questo “mangiare tipico”. Io ero un po’ perplessa sull’assaggiarlo o meno, visto che non amo molto le interiora e le frattaglie.
Ho deciso però, come cerco di fare con ogni cultura diversa, di buttarmi, e ho fatto bene. Un sapore delicato e gustoso che è andato oltre le mie credenze e aspettative. Mi è stato spiegato che ne esistono due varianti, entrambe da provare: quella schetta (letteralmente non sposata) e quella maritata.
Nel primo caso al panino con le frattaglie viene aggiunto semplicemente sale e limone. La seconda variante prevede invece anche l’aggiunta di caciocavallo o ricotta.
Come nasce il panino con la milza?
Palermo è sempre stata una città crocevia di cultura. Le origini del panino con la meuza sono fatte risalire alla tradizione e cultura ebraica (molte vie di Palermo hanno ancora oggi le insegne scritte sia in ebraico sia in arabo). I macellai ebrei trattenevano come ricompensa del loro lavoro le interiora dell’animale e idearono quindi questo piatto da vendere ai Cristiani per guadagnare qualcosa dagli “scarti”.
Dove mangiare il panino con la Meuza?
Ci è stato consigliato Franco U’Vastiddaru, nei pressi di Piazza Marina. Sebbene lo storico proprietario sia mancato alcuni anni, la tradizione e la fama continua. La Vastidda è il panino, il Vastiddaru quindi è “il venditore dei panini”.
Panelle e Crocché – Il fritto qui è di casa
Altro piatto tipico che si mangia nei famosi coni di carta. Le panelle sono frittele di farina di ceci, spesso servite anche in un panino (il tradizionale “pane e panelle”). Le crocché sono crocchette di patate.
Io le ho provate da Passami U’Coppu, che si definisce “friggitoria d’arte”, sulla centralissima Via Roma, che accosta la tradizione a ricette Gourmet. Il “coppu” è proprio il cono di carta assorbente in cui vengono messi i frittini.
Arancine e Sfincione: da provare al mercato
Un’importante nozione appresa: a Palermo si parla di Arancine (la parola Arancini invece viene usata a Catania). La guerra tra le due città siciliane si ritrova anche nella forma: a Palermo è tondeggiante, a Catania a punta.
In ogni caso, sia che si parli di Arancini sia di Arancine, questo piatto è famosissimo e sicuramente l’avrete già provato altrove anche se non avete messo mai piede in Sicilia.
All’esperienza gastronomica, consiglio di abbinare quella squisitamente sociologica di visitare uno dei mercati della città. I mercati, infatti, offrono uno spaccato della destinazione. Io adoro visitare mercati tradizionali in ogni mio viaggio e in ogni meta, perché credo che si capisca molto della cultura e della storia di un luogo, girando tra le sue bancarelle e i suoi venditori.
Ho provato l’Arancina, quindi, al tradizionale mercato del Capo, presso la Rosticceria Arianna.
Il Mercato del Capo è un mercato prevalentemente alimentare che si tiene tutti i giorni nel quartiere del Capo, da cui prende il nome.
Sempre qui ho provato lo Sfincione.
Cos’è lo Sfincione?
I Siciliani (e i Napoletani allo stesso modo) non me ne vogliano male per l’accostamento: a me ha ricordato una specie di pizza alta, ma con alcune sue peculiarità. Si tratta comunque di una pasta soffice ricoperta di salsa di pomodoro, cipolla, pezzetti di formaggio, origano e acciughe.
Il cannolo delle Monache: il re di Palermo
Dopo tanti sfizi salati, arriviamo finalmente al dolce. Il dolce per eccellenza a Palermo non può che essere il Cannolo Siciliano.
Un vero e proprio paradiso è il Convento di Santa Caterina. Un progetto di recupero del Convento ha previsto la realizzazione di una pasticceria all’interno delle mura dello storico edificio, “I segreti del Chiostro”, che ha recuperato le antiche ricette con cui le monache di clausura del Convento allietavano, fino a pochi anni fa, i pranzi e le cene dei Palermitani.
Qui troverete tantissimi dolci, ma il Cannolo è il re: ovviamente viene farcito sul momento e guarnito con canditi e granelle a piacere.
Il Convento si trova in Piazza Bellini, uno scorcio unico, vicino alla Chiesa della Martorana e a San Cataldo.
Il consiglio della Travel Coach
Siamo ciò che mangiamo – Un viaggio a Palermo per riscoprire “l’amore di sé”
Scomodo una frase di un filosofo famoso per una riflessione su amore e cibo.
No, non voglio parlare di cibi afrodisiaci, ma del sottile legame che c’è tra amore verso se stessi, cura di sé e la tavola.
Il nutrimento è strettamente legato con il tema della cura. Riceviamo il nostro primo accudimento e il nostro primo nutrimento, sia concreto sia “d’amore” dai nostri genitori. Questo è il legame che ci insegna, prima di ogni altra cosa, cosa vuole dire amare e prendersi cura e qual è l’immagine che abbiamo di noi stessi come esseri degni d’amore e di attenzione.
Da qui poi, negli anni, trasferiamo quanto abbiamo appreso e assorbito sugli altri: ci piace cucinare per gli altri? Siamo di quelle persone che amano prendersi cura dei propri cari, mettendosi ai fornelli?
Ma soprattutto qual è il nostro rapporto con il cibo? E’ un rapporto affettuoso o ambivalente?
Sappiamo prenderci cura di noi stessi e darci nutrimento? O siamo tra coloro che amano cucinare e prendersi cura degli altri, ma si “dimenticano di se stessi” e, quando sono a casa da soli, mangiano un pranzo veloce, aprendo una scatola a caso direttamente dal frigorifero?
Un weekend a Palermo, quindi, è utile a chi vuole riscoprire questo legame… e farsi coccolare come quando era tra le braccia e al seno della mamma.
Giada
Lo street food e’ uno dei modi che piu’ adoro per entrare in contatto con una nuova destinazione: non c’e’ nulla che unisca piu’ del cibo e assaggiare le specialita’ “di strada” permette molto spesso di gustare delle vere e proprie delizie a prezzo contenuto. Con tutte queste bonta’ mi hai fatto venire voglia di andare a Palermo ad assaggiare arancine e cannoi!
Valeria
condivido l’interesse dello street food come essenza culturale di un luogo… perché in fondo “siamo quello che mangiamo”
Raffi
Se potessi partirei anche subito per andare ad assaggiare tutto sul posto. Sono di origine siciliana (mio nonno era di Sciacca) e ho voglia di riscoprire le mie radici, anche e soprattutto attraverso il cibo.
Silvia
In Sicilia sono stata a Catania e mi è piaciuta tantissimo, anche per quanto riguarda la parte food. Palermo non l’ho visitata, ma mi hai fatto ingolosire moltissimo. I cannoli li adoro e anche gli arancini, ne mangerei a milioni…
Valeria
C’è una lunga diatriba tra Palermo e Catania sugli arancini (o arancine)… dovrai andare per dire la tua sul confronto 😉