Molti viaggiatori in procinto di partire per il Brasile mi chiedono spesso consigli su come visitare le favelas di Rio e se sia sicuro. Vi do alcuni consigli, che vengono anche dalla mia esperienza con il mondo della cooperazione, e vi racconto la mia esperienza nella favela di Rocinha.
Indice
- Pro e contro: perché visitare una favela?
- Consigli su come visitare una favela
- La mia esperienza a Rocinha con Zezinho
- Risorse per prenotare le visite alle favelas
Pro e contro: perché visitare una favela?
Ci si può interrogare innanzitutto sul senso di visitare una favela, luogo che associamo comunemente alla povertà e al degrado. Per i sostenitori del “no”, la visita a una favela è deprimente e imbarazzante, perché avrebbe il sapore del “turismo dell’emergenza”: arriva un gruppo di turisti in abiti alla moda che scatta foto a bambini vestiti di stracci e a casupole dimesse.
Sicuramente è vero. Mi chiedo spesso se le visite alle favelas non facciano “più male che bene” nella costruzione di un immaginario del Paese che stiamo visitando e, viceversa, nella costruzione dell’idea che possono avere gli abitanti della favela dei turisti che arrivano.
Alla fine ho deciso di farlo, per alcuni motivi. Innanzitutto penso che, quando si visita un altro Paese, bisognerebbe cercare di conoscerlo appieno, di calarsi nella sua cultura e anche nelle sue contraddizioni. In secondo luogo, alcune visite guidate sostengono i progetti e i lavoratori del quartiere e costituiscono quindi una fonte di risorse che rimangono nella favela.
La questione, quindi, non è tanto se visitare o meno le favelas, ma COME farlo.
Consigli su come visitare una favela
La differenza tra un’esperienza costruttiva (sia per noi sia per gli abitanti) e sicura la fa il modo in cui ci si approccia e la scelta dell’organizzazione. Ecco alcune pillole. Ci tengo a sottolineare che non voglio insegnare a nessuno come ci si comporta, le mie indicazioni vengono da esperienze pregresse (qui, come in altri viaggi a contatto con la realtà locale e in alcune esperienze di volontariato) e ai miei studi sui temi della comunicazione interculturale e del turismo sostenibile.
- Non visitare una favela da soli: le favelas sono dei microcosmi con regole particolari. In alcune di esse neanche la polizia entra regolarmente, non comportiamoci con leggerezza, ma facciamoci sempre guidare da chi conosce la realtà locale.
- Scegliere attentamente l’organizzazione/guida che ci accompagna: consiglio di privilegiare realtà della medesima favela, che conoscono magari per nome gli abitanti. Meglio ancora quelle realtà che sono legate a qualche progetto sociale (scuole, doposcuola per ragazzi ecc.), che faranno sì che i soldi spesi per la visita abbiano una ricaduta sulla vita della favela
- Rispetto e assenza di giudizio: non tutto può essere compreso e accettato se lo guardiamo con gli occhi abituali (i nostri filtri di uomini/donne, nati in Italia e vissuti in un certo contesto). Il mio atteggiamento è sospendere il giudizio e ogni intento valutativo e avvicinarmi in punta di piedi. Io peraltro di solito evito, in qualsiasi Paese dove ci sono problemi di grandi differenze reddituali, oggetti che possano rappresentare “status symbol”: occhiali griffatti, scarpe di marca… l’unica eccezione è lo smartphone che uso come macchina fotografica. In questo modo mi sembra almeno di togliere una barriera tra me e la realtà del luogo.
- Non scattare fotografie senza il permesso del soggetto o senza aver chiesto alla vostra guida. In alcune strade è presente un fenomeno di spaccio abbastanza consistente: è inutile che vi dica che non è buona cosa fotografare i volti di chi è coinvolto
La mia esperienza a Rocinha con Zezinho
Intorno a Rio, una delle città più grandi e più “nere” del Brasile, vi sono almeno 700 favelas. Rocinha, con i suoi settantamila abitanti, è la più grande. Innanzitutto è bene considerare che le favelas non sono una realtà unitaria e che vi sono tantissime differenze anche all’interno della stessa. A Rocinha vi sono aree con villette in muratura così come case in lamiera. Alcune aree sono inoltre abitate dalla classe media: negozianti, insegnanti della scuola pubblica… Non si tratta di una realtà dove prevale solo il degrado.
Io ho partecipato alla visita guidata di gruppo con Zezinho, un ragazzo che abita a Rocinha e che era stato consigliato in alcuni forum di viaggi. Zezinho ci è venuto a prendere a Copacabana e siamo arrivati a Rocinha tutti insieme con i mezzi pubblici. I confini della favela, quando sono andata io, erano piantonati da abitanti armati di mitra: non esattamente la visione migliore per metterti a tuo agio. Oggi mi hanno detto che la presenza della polizia è decisamente più consistente.
Zezinho ci ha portato a conoscere alcuni negozianti del quartiere e a visitare alcune case. Lo scopo di Zezinho è, infatti, far conoscere Rocinha e “normalizzarla”, cioè far passare ai turisti il messaggio che le favelas non coincidono solo con droga e delinquenza. Ci ha fatto vedere alcune aree che sono state ricostruite e recuperate con fondi governativi e ci ha raccontato di alcuni progetti che qui prendono piede, tra cui una scuola da dj per i ragazzini del quartiere.
Tanta normalità e tante famiglie si contrappongono alla vista dell’intrico di cavi abusivi attaccati ai pali della luce e ai banchetti in cui si vende droga, collocati proprio fuori dal ristorante in cui mangeremo.
Zezinho ci porta, infatti, a pranzo in un ristorante a buffet, molto frequentato dai locali, dove il piatto si paga al “chilo”.
Risorse per prenotare la visita alle favelas
Se siete interessati a vivere un’esperienza simile, vi segnalo questa visita guidata a Rocinha in Inglese, ma con la possibilità di richiederla anche in Spagnolo. Ha ottime recensioni, consente di conoscere i progetti educativi di reintegrazione sociale e di ammirare la street art di Rocinha. La visita è acquistabile online ma può essere cancellata senza penali sino a 6 giorni prima della visita.
Qui invece altri tour e visite guidate a Rio de Janeiro.
Annalisa Trevaligie-Travelblog
Ecco, come te avrei senz’altro un rispetto immane per queste persone. Fotografare povertà, miseria e degrado non credo sia consono al mio stile di viaggio, e non credo che andrei in una favelas se non per portare qualche aiuto concreto o per fare un reportage che possa sollevare la causa a qualche associazione. Non è un turismo che tollero, anche perchè mette in risalto la grande ricchezza fatta di abiti firmati e telefoni all’ultima moda contro piedi scalzi e visi sporchi. Se fossi io un abitante della favela credo che mi sentirei profondamente umiliata, vista la pochissima percentuale di potermi un giorno elevare dal mio stato sociale così basso.
Valeria
Assolutamente d’accordo con te. Allo stesso tempo però ti fa capire che le favelas non sono solo degrado, ci vivono persone della classe media e ci sono comunque tantissimi progetti comunitari.
Alessandra
Molto interessante il tuo articolo. Da vera ignorante anch’io pensavo che le favelas fossero solamente le zone più degradate della città. Hai fatto bene a consigliare di visitarle con una guida del posto che conosca bene le zone e gli abitanti del quartiere.
Mi sembra un buon consiglio.
Valeria
Grazie!
Teresa
Questo articolo mi ha fatto venire il magone; il Brasile era la destinazione del mio viaggio estivo per il 2020, m purtroppo il Covid ha mandato a gambe all’aria tutti i miei piani. Spero di riuscire ad andarci l’anno prossimo!
Valeria
Sicuramente… quest’estate ti rilassi e la prossima spacchi!